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Congruità della manodopera, arrivano le multe per i committenti privati

Sanzione da 1.000 a 5.000 euro per le irregolarità nei lavori privati da 70mila euro. E negli appalti pubblici di qualsiasi importo ripercussioni sulla performance delle imprese. Garantire la congruità della manodopera significa impiegare un numero di lavoratori adeguato al lavoro da svolgere. La congruità della manodopera è necessaria per evitare il lavoro sommerso e per migliorare le condizioni di sicurezza sul lavoro.

Le regole sulla verifica della congruità della manodopera sono diverse per gli appalti pubblici e per i lavori privati: negli appalti pubblici le irregolarità pesano sulle imprese, mentre nei cantieri privati vengono colpiti i direttori dei lavori e i committenti.

Le norme sulla congruità della manodopera sono in continuo cambiamento. Gli obblighi di congruità della manodopera sono stati introdotti nel 2021. La Legge 56/2024 di conversione del Decreto “PNRR 4” pubblicata in Gazzetta il 30 aprile ed entrata in vigore il 1° maggio 2024, ha apportato alcune modifiche, ma è già stata superata dal Decreto Coesione, approvato dal Consiglio dei Ministri proprio il 30 aprile, cioè lo stesso giorno in cui la legge 56/2024 è stata pubblicata.

 

Lavori privati da 70mila euro senza congruità manodopera, multe fino a 5mila euro

Secondo il Decreto Coesione, per i lavori privati di valore complessivo uguale o superiore a 70mila euro scatta la verifica obbligatoria della congruità della manodopera sull’opera complessiva. Il Direttore dei lavori, se nominato, o il committente, deve verificare la congruità della manodopera prima di procedere al saldo finale dei lavori; in caso di irregolarità, il Direttore dei lavori, se nominato, o il committente può essere colpito da una multa da 1000 a 5mila euro.

Il Decreto Coesione ha quindi introdotto una stretta rispetto a quanto previsto dalla legge di conversione del Decreto “PNRR 4”, che invece prevedeva la multa da 1000 a 5mila euro in caso di violazioni riscontrate nei lavori privati di valore complessivo a partire da 500mila euro.

Prima del Decreto PNRR 4, le irregolarità nella congruità della manodopera si scaricavano solo sulle imprese e non sui direttori dei lavori o sui committenti. Ricordiamo infatti che il Durc di congruità è stato introdotto dal 1° novembre 2021 per i lavori privati dai 70mila euro e, in caso di mancata congruità della manodopera, la Cassa edile competente segnalava l’impresa, che veniva iscritta nella banca dati delle imprese irregolari.

Si assiste quindi ad una stretta progressiva. Il legislatore è infatti partito da un demerito a carico delle imprese irregolari, ma ha poi introdotto multe per direttori dei lavori e committenti privati.

 

La congruità della manodopera nei lavori pubblici

Fin dal 2021, tutti gli appalti pubblici, di qualsiasi importo, sono soggetti all’obbligo di congruità della manodopera.

La legge di conversione del Decreto PNRR 4 prevede che anche negli appalti pubblici, come per i lavori privati, la verifica della congruità della manodopera avvenga prima di procedere al saldo finale dei lavori, ma l’obbligo grava sul responsabile del progetto.

Anche in assenza della congruità della manodopera, la Stazione Appaltante versa il saldo finale, ma trasmette all’Anac una valutazione negativa della performance dell’impresa.

La legge di conversione del Decreto PNRR 4 prevede che le irregolarità si ripercuotano sulla performance delle imprese solo negli appalti pubblici di valore complessivo pari o superiore a 150mila euro.

Il Decreto Coesione estende invece questo meccanismo agli appalti pubblici di qualsiasi importo, anche a quelli di valore complessivo inferiore a 150mila euro.

Anche in questo caso si assiste a una stretta crescente sugli obblighi di congruità della manodopera: dalle regole introdotte nel 2021, che prevedevano l’iscrizione nella banca dati delle imprese irregolari, il legislatore è passato a misure di valutazione che possono pregiudicare la partecipazione ad altre gare in futuro.

Questo è il quadro che emerge dalle ultime modifiche introdotte con il Decreto Coesione che – lo ricordiamo – deve essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale (alla data di impaginazione della presente newsletter) e poi convertito in legge, quindi potrebbe subire ulteriori modifiche nel passaggio parlamentare.

 

Articolo a cura del Gruppo Appalti presso Autorità di gestione FEASR Regione Campania

Foto tratta da pixabay.com

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